jueves, 8 de noviembre de 2018

#giornali #inmemoriam | “Io amo una donna”. Addio a Mariasilvia Spolato, prima donna a dichiararsi lesbica e per questo morta clochard

Immagine: Elle / Mariasilvia Spolato
“Io amo una donna”. Addio a Mariasilvia Spolato, prima donna a dichiararsi lesbica e per questo morta clochard.
Scompare a 83 anni la donna che ha pagato un prezzo feroce per il coming out.
Claudia Santini | Elle, 2018-11-08
https://www.elle.com/it/magazine/women-in-society/a24848609/prima-donna-lesbica-d-italia-mariasilvia-spolato-morta/

“Io amo una donna”. Mariasilvia Spolato è stata la prima donna italiana a sfidare tutte e tutti e a dichiararsi apertamente lesbica. Era il 1972 e la sua lotta le è costata tutto, l’ha segnata duramente, ma non ha mai piegato la sua sete di sapere. E la nostra di progredire. È un momento triste per il movimento arcobaleno d'Italia: perché Mariasilvia Spolato è morta ieri, a 83 anni, nella stanza di una casa di riposo di Bolzano. Circondata dalla sua montagna di libri e riviste.

Ma chi era Mariasilvia Spolato?
Padovana trapiantata a Roma, laureata con 110 e lode in matematica, assunta prima all’Ufficio tecnico della Pirelli e poi come docente universitaria. È la fine degli anni 60, Mariasilvia scrive manuali per gli studenti pubblicati da Fabbri e Zanichelli, è apprezzata e stimata. Ma è anche femminista convinta e pioniera del movimento per i diritti degli omosessuali: fonda nel 1971, insieme ad Angelo Pezzana, la rivista ‘Fuori’ - diventata poi la prima organizzazione dichiaratamente gay in un’Italia in cui sembrava davvero possibile dare vita a una vera e propria battaglia per i diritti civili.

Mariasilvia è un’attivista impegnata e agguerrita: scrive anche per altre riviste di settore e utilizza la fotografia - suo grande amore - come mezzo per comunicare il suo pensiero. E poi ci sono la poesia - la sua è stata definita “la prima poesia lesbica del neofemminismo italiano” - e i libri come il suo ‘I movimenti omosessuali di liberazione’, considerato ancora oggi una bibbia dei diritti civili. Con tutto questo impegno arriva però anche la visibilità, quella che stravolge la sua vita cambiandola per sempre: nel 1972 Mariasilvia partecipa alla manifestazione femminista dell'8 marzo indossando un cartello con scritto "Liberazione omosessuale”. E il resto è storia, compreso lo scandalo con la sua dichiarazione d’amore.

Così. un’Italia ancora ben lontana dall’essere pronta la punisce: l’università la licenzia perché “indegna”, la donna che ama la abbandona, la famiglia la ripudia e perde tutto. Senza soldi, senza una casa e senza sostegni concreti scivola nell’oblio e diventa una clochard.

Mariasilvia Spolato ai margini della società
Per un po’ dorme da amici, all’aperto sulle panchine e nei parchi, sui treni e nelle stazioni, si aggira vestita con la sua solita giacca a vento e il cappello di lana. Estate e inverno. Saltando da un treno all’altro viaggia, gira tutta l’Europa - “tutti i macchinisti mi conoscono”, racconta - arrivando fino a Bolzano dove poi si stabilisce. Tutti la riconoscono: vaga in cerca di libri e riviste da leggere - perché senza leggere non può proprio stare - e si rifugia nella Biblioteca civica quando fa troppo freddo. Non si lava, non accetta cure, non chiede soldi, non vuole aiuti. Scrive, si assopisce, sfoglia pagine e sopporta silenziosamente i maltrattamenti di chi per strada si diverte a tormentarla.

Poi negli anni 90 si ammala: si trascina con una cancrena alla gamba, ma qualcuno chiama un’ambulanza e Mariasilvia viene ricoverata. I servizi sociali iniziano a prendersi cura di lei - o meglio, lei lo permette - perché ormai stanca della vita di strada. Combattiva come sempre, mette le cose in chiaro: ok al ricovero, “ma non rinuncio alla mia libertà”. Un patto che funziona fino al 2012, quando viene trasferita in una casa di riposo: “Che ci faccio qua? Io voglio essere LI–BE–RA!” e, indomita, delusa e arrabbiata, protesta decidendo di passare le giornate fuori, tornando nella struttura solo per dormire. Oppure si chiude in camera a leggere e ascoltare musica, ignorando le coccole e le attenzioni degli operatori.

Passano tre anni e qualcosa cambia: inizia a pranzare con gli altri ospiti, sceglie i film per le serate a tema, scatta le foto a tutti come solo una vera professionista saprebbe fare. Parla poco, ma sorride di più e - in cambio di una sigaretta - racconta qualche pezzetto della sua vita a chi glielo chiede. La sua camera intanto scoppia di libri: li mette anche sul balconcino e, quando lo spazio non basta più, li riconsegna alle biblioteche come fossero beni preziosissimi. Anche se tardi, trova una nuova famiglia nella struttura che la ospita, riscopre il sapore di quella che chiamiamo serenità e sembra fare pace con la vita (almeno un po').

L’addio a Mariasilvia Spolato
Bolzano si sta mobilitando: Mariasilvia Spolato è stata un ingranaggio fondamentale della storia dei diritti civili italiani, un simbolo femminista senza mezzi termini e una colonna portante del movimento per i diritti delle persone omosessuali, ma anche una persona gettata con ferocia ai margini della società e dimenticata troppo, troppo a lungo. I funerali saranno a carico del Comune, mentre a noi rimane il compito di salutarla, ringraziarla per le sue lotte e scusarci per il prezzo che ha pagato. Per tutte noi.

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